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Onufrio (Greenpeace): in Italia feroce campagna anti rinnovabili e restaurazione fossile

Per InterVento abbiamo intervistato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, in particolare sulle prospettive europee e nazionali di transizione e rinnovabili
(video in calce)

Prima di entrare nel merito della discussione legata alle prospettive della transizione, con Giuseppe Onufrio abbiamo fatto una piccola divagazione (ma solo fino a un certo punto, lo è) su Papa Francesco: probabilmente oggi l’unica figura carismatica di livello mondiale, nonché l’unico capo di Stato -se vogliamo- che è attento ai temi della crisi climatica e della necessaria transizione. A un anno esatto dalla pubblicazione della Esortazione Apostolica su questi temi, la Laudate Deum, e a qualche mese dalla Lettera Apostolica Fratello Sole.

Il direttore di Greenpeace Italia ha detto a Via col Vento che “il messaggio del Papa è un messaggio molto chiaro e preciso, oltre che preoccupato” e che “siamo in una fase di grandi rischi geopolitici e il messaggio del Papa va visto anche nelle indicazioni che dà in merito“. Già nella Laudate Deum, ricorda Onufrio “c’era un richiamo al fatto che le COP negli ultimi anni siano state ospitate da petrostati e che c’è un negazionismo” di ritorno. Un messaggio che deve farci riflettere perché “siamo a un passaggio d’epoca – sottolinea il direttore-: il passaggio dall’era del petrolio a quella del sole non è semplice perché il contesto è quello in cui gli Stati occidentali sono indietro, ci sono forti interessi a bloccare questa transizione e in un mondo con tensioni geopolitiche sono così forti“. All’uomo di scienza Onufrio (ricordiamo che il direttore di Greenpeace Italia ha una formazione da fisico), fa uno strano effetto che il pontefice richiami la scienza del clima nei suoi scritti? “Questo è un segno dei tempi, che un’autorità morale richiami l’autorità scientifica, ricordando alla società laica che la scienza sta indicando i rischi all’Umanità“.

Le prospettive europee della transizione

Il parlamento europeo da poco insediato, la nuova Presidente della Commissione e la Commissione che presto sarà nominata, ci porteranno alle soglie di un anno fatidico, il 2030. Con uno sguardo e delle spinte, già prima delle elezioni, da e verso il PPE e la destra europea, che prospettive avrà la transizione in Europa nei prossimi 5 anni, anche alla luce della forte leadership cinese? “Alcune dinamiche industriali non possono essere stravolte“, afferma il presidente di Greenpeace Italia. Lo stesso rapporto Draghi “che contiene ombre e luci, prende atto che sulla partita del Green Deal e della transizione verso le energie verdi si gioca la competitività dell’Europa“. Il gas “viene visto come problema da cui uscire“, correttamente.

Onufrio sottolinea poi che “comunque la Commissione è stata votata anche dai Verdi e che comunque dentro il PPE ci sono anche le spinte anti-estrema destra e molto dipenderà anche dalle dinamiche dei singoli Paesi“. Il punto è che “alcune filiere industriali” sulla transizione “o vanno avanti decisamente o muoiono. E quindi l’idea di conservare e di non innovare -come l’auto a motore a scoppio o il gas- è stupida, un atteggiamento suicida da parte dei Paesi che la propongono“. Per il presidente, è il frutto “di una mancata comprensione da parte dell’industria convenzionale di quello che stava succedendo nelle tecnologie verdi, che il tasso di innovazione è talmente veloce che quello che sembrava qualcosa che dovesse succedere fra 20 anni, capita magari l’anno prossimo”, come per esempio, da ultimo, il costo delle batterie industriali per la rete elettrica, crollato del 50% in un anno. “Cose che nei settori convenzionali non è mai successo. E chi non si rende conto di questo, non si rende conto che il vecchio è già morto“.

In Europa l’Italia si è messa fuori gioco

Si sofferma poi ai collegamenti con la transizione nel mondo, ricordando gli effetti sull’economia Usa dell’Inflation Reduction Act dell’uscente Amministrazione Biden, nei settori delle rinnovabili, anche negli stati a guida repubblicana. “E quindi la realtà, al di là delle chiacchiere, è assolutamente trasversale, come normale che sia. Stiamo parlando di produrre elettricità non inquinante a basso costo, di spingere nell’innovazione nelle reti.” Facendo gli esempi in particolare della California e del Texas, dove le reti hanno retto ai blackout grazie alle rinnovabili e dove c’è stata e c’è una spinta fortissima su solare ed eolico, oltre che nello stoccaggio.

Per quanto riguarda “l’Europa, dipenderà dalle dinamiche tra Germani, Francia, Spagna e Italia si è messa fuori gioco per ragioni politiche: il governo ha fatto delle scelte che hanno portato il nostro Paese a contare meno di quanto contassimo nella scorsa legislatura“.

Preoccupante lo slittamento da Green a Clean

Giuseppe Onufrio aggiunge che è preoccupante “questo slittamento terminologico da Green a Clean, perché lì si nasconde probabilmente il nucleare, il Carbon capture and storage (il cosiddetto CCS, ndr), cioè false soluzioni al clima (che sta cambiando) e che servono solo a tenere in piedi industrie che sono in declino” senza dare alcun “contributo reale alla strategia di transizione e di fatto tende a frenarla“. Il presidente di Greenpeace sottolinea che, in particolare sul CCS, “tende a confondere solo le idee, pensare che si possano catturare le emissioni e metterle sotto terra; i costi del kWh dei fossili lieviterebbero: è uno sviluppo che non regge“. Una scusa per l’inazione, chiosa.

In Italia restaurazione fossile

Passando al quadro italiano, Onufrio afferma che “l’Italia vede una feroce campagna anti rinnovabile e l’ostruzionismo della burocrazia sulle autorizzazioni, che con Draghi aveva visto un miglioramento” e ora “stiamo tornando a bloccare tutto. La situazione in Italia è una restaurazione fossile“, aggiunge.

A proposito di alcune tecnologie “chimera” – nucleare di quarta generazione, il Pniec inviato a giugno a Bruxelles che accenna alla fusione, il CCS -, e della burocrazia che il governo sta intasando a livello autorizzativo con gli ultimi e i prossimi Decreti (Aree Idonee, Agricoltura e il Legislativo sulle rinnovabili in via di emanazione), il presidente di Greenpeace sentenzia netto: “credo ci sia la volontà di bloccare le rinnovabili. E’ una volontà che non è nuova: si è già manifestata già dal 2012-13“.

Grave la moratoria del centrosinistra in Sardegna

Onufrio specifica che questa volontà “ha origine negli interessi del gas, in particolare legata” all’Eni. La volontà di bloccare tutto “non è purtroppo solo del governo: altrettanto grave la moratoria fatta dal centrosinistra in Sardegna. Con le altre associazioni abbiamo fatto un documento per il 100% rinnovabile in Toscana.” Il direttore aggiunge che “la situazione è peggiorata con questo governo e con l’opposizione di un centrosinistra che balbetta sulle rinnovabili“.

Il Pniec di Harry Potter

Sul nucleare, Onufrio specifica che quello che prevede il governo “sono i piccoli reattori modulari di cui si parla da 30 anni e dei quali in occidente non esiste un solo prototipo. Quindi l’idea che si possa affidare l’11% di produzione a queste macchine che nessuno ha mai costruito“, conclude, è come avere un “Pniec di Harry Potter, in cui il ministro Pichetto Fratin usa la bacchetta magica per fare entrare un nucleare che non esiste.

Onufrio quindi richiama anche l’attenzione sul fatto che “si scrive nucleare, ma si chiama gas: in vari settori si annunciano obiettivi senza strumenti, in settori dominati dalle fonti fossili” con la conclusione che “alla fine non succederà nulla. C’è una enorme presa in giro del governo sulla transizione.” Ancora una sciabolata del presidente di Greenpeace: “C’è una adesione a una strategia di retroguardia guidata dal settore petrolifero del gas, quindi dall’Eni, il cui piano industriale è assolutamente incompatibile con qualsiasi strategia per combattere la crisi climatica: è un piano per continuare a estrarre gas“.

Italia destinata così alla deindustrializzazione

La conclusione è che “siamo di fronte a una restaurazione che va contro anche i pur deboli segnali che arrivano dell’Europa e va contro la stessa impostazione del rapporto Draghi. Con questa linea l’Italia è destinata a deindustrializzarsi e uscire dall’unica onda di innovazione“. Che per Onufrio dovrebbe invece riguardare “le rinnovabili, le reti, le batterie”.

Chi come Confindustria” comanda nelle stanze “è legato a settori in difficoltà e destinati a morire. Se continueranno a dettare la linea anche il Paese andrà verso una situazione difficile”.

Ricorso in Cassazione sulla climate litigation verso Eni e Cdp

Per la climate litigation di Greenpeace e ReCommon nei confronti di Eni e Cassa Depositi e Prestiti, il presidente ci comunica che è stato fatto “ricorso alla Corte di Cassazione a sezioni riunite per avere un parere sulla procedibilità, perché la linea dell’altra parte è di non procedere per difetto di giurisdizione.“, basandosi anche sul giudizio che in Svizzera ha dato la Cassazione elvetica e della Corte europea dei diritti dell’uomo nei confronti della stessa Svizzera “proprio su questo punto, quindi abbiamo deciso di accelerare i tempi, senza aspettare tutti i passaggi“. Onufrio, tuttavia, non si sbilancia sulle tempistiche.

Ddl 1660, involuzione antidemocratica

A proposito del disegno di legge 1660, cosiddetto Decreto Sicurezza, e sulle conseguenze sull’attivismo climatico, il presidente di Greenpeace dichiara che “c’è in atto un tentativo di silenziare le proteste e di criminalizzare anche la resistenza passiva“, con aspetti ridicoli, come a proposito delle “pene per gli attivisti (che) sono superiori a quelle dei veri criminali, come per esempio a chi fa traffico di rifiuti nucleari“. Aspetti ridicoli, ma – conclude Onufrio – “non c’è niente da ridere. La situazione è molto grave e c’è l’atteggiamento autoritario di questo governo che viene fuori. Autoritario verso il dissenso sociale ed estremamente permissivo nei confronti dei colletti bianchi. Siamo di fronte a un peggioramento del livello di democrazia e un’involuzione antidemocratica del nostro Paese.”

Ascolta l’intervista integrale:

Via col Vento

di energie rinnovabili, politiche climatiche e notizie