Per InterVento – le interviste di Via col Vento – abbiamo intervistato Ferdinando Cotugno, giornalista e scrittore.
E’ autore di Italian Wood (2020, Mondadori) e Primavera Ambientale (2022, Il Margine); giornalista del quotidiano Domani, per il quale cura anche la newsletter Areale; ha il podcast Ecotoni, che si ascolta sulle principali piattaforme.
Nel suo InterVento, Cotugno ci ha spiegato che oggi “l’Europa è una delle grandi ferite climatiche aperte nel mondo“, in quanto “particolarmente vulnerabile“. Ci ha detto, ancora, che il cambiamento climatico non è più qualcosa che possa essere considerato di là da venire o chissà dove, ma è qui e ora e “ci siamo dentro fino al collo ,sempre di più. Nel contesto di un Paese che prova a ignorare questo state di cose” e anche che “il clima vota, partecipa, perché è la realtà che si impone sulle nostre contingenze“, non sarà questione neutrale nelle prossime elezioni, a partire dalle importantissime europee e presidenziali Usa del 2024.
Ci parla poi della fase di stanchezza che sta attraversando l’attivismo climatico e di quanto occorra “una mobilitazione gigante, che coinvolga sindacati, movimenti, partiti, associazioni“. Di come dal nuovo corso del Partito democratico a guida Schlein ci saremmo aspettati di più su questo tema e di come invece, dalle iniziali fasi di entusiasmo sembra di nuovo imbrigliato dentro vecchie logiche.
Il sindacato e i ragionamenti su scale temporali lunghe
A proposito del sindacato -il cui importante ruolo nella transizione è ben delineato già nel suo Primavera Ambientale-, il giornalista ci dice che “deve imparare a ragionare su scale più lunghe” e anche che “l’innesto fra sindacato e attivismo climatico è una delle cose potenzialmente più fertili che ci sono in Italia“.
Cotugno aggiunge che il sindacato dovrebbe assumere una “difesa del lavoro, creando lavoro di qualità e che la transizione (ecologica, energetica) crea lavoro di qualità, duraturo, che può essere difeso e tramandato”. E proprio sulla questione futuro/lavoro aggiunge che il tema della transizione “deve essere centrale” nel sindacato, perché “è interesse che il futuro del lavoro in Italia si crei nelle filiere della transizione, che hanno decenni di futuro davanti, non soltanto anni. Il sindacato deve difendere il futuro, non il passato” delle industrie e delle produzioni legate al fossile.
La transizione giusta ed eticamente credibile
Abbiamo anche accennato ai disordini avvenuti qualche giorno fa nel Golan dove Israele vorrebbe realizzare un parco eolico su terreni agricoli occupati e degli impianti solari fotovoltaici del Marocco realizzati nei territori saharawi. E in tal proposito, Cotugno ricorda che “la transizione non deve essere soltanto giusta, ma anche eticamente credibile. E che ogni azione che mina la sua credibilità, crea danni enormi in termini di rallentamento” della propria efficacia.
“La transizione è una materia complessa -afferma in conclusione il giornalista- è piena di problemi che non hanno soluzioni facili (accesso ai metalli critici, sostenibilità dell’estrazione mineraria, come due esempi). Questo problema ha bisogno di spazio mentale e politico per essere elaborato.
Finché perdiamo tempo a risolvere problemi del passato, non riusciamo a risolvere quelli della transizione. Che sono enormi e hanno bisogno di elaborazione politica, geopolitica e sociale“.
Buona visione e buon ascolto.






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