Irene Colosimo, ingegnere ambientale con tesi in Danimarca sull’Energia da onda e tesi specialistica in Spagna sulle piattaforme offshore. Dottoranda di ricerca in Olanda presso l’Università della Tecnologia di Delft sulla morfodinamica delle coste.
Colosimo ci ha parlato delle piane intertidali, che “sono dei sistemi costieri che sono la versione un po’ fangosa delle nostre coste, sabbiose. Con la differenza sostanziale che si formano in quei sistemi in cui l’escursione di marea è tale da coprire e scoprire un paio di volte al giorno il fondo del mare: quando il livello di acqua si abbassa e si alza, ci sono le correnti (tidali) che inondano queste zone”. Rispetto agli impianti eolici offshore, aggiunge l’ingegnere, “non c’è una conseguenza diretta” ma che essendo dati di un modello generale “possono essere applicati in qualsiasi tipo di sistema”.
I parchi eolici offshore al minor impatto possibile
In relazione all’ambiente nei quali verranno a trovarsi, l’ingegnere ambientale sottolinea come “questi parchi si progettano utilizzando le tecniche meno impattanti possibili. Viene sempre studiato il tipo di impianto che ha una footprint minore possibile”. Questa, spiega Colosimo, è “l’area occupata al di sotto della piattaforma” e possono esserci diversi tipi di ancoraggi al fondale: “tension leg, che la riducono; suction piles, che sono più impattanti, ma installati con tecniche meno invasive possibili”. In altri casi ci sono “ancoraggi laschi, la maggior parte di quelli che oggi si prevede di installare, che sono più impattanti perché la superficie sul fondo del mare è più ampia, non essendo fissa.” L’ingegnere specifica però che “questi tipi di ancoraggi però sono poco impattanti perché sono come dei corpi morti, delle ancore a trascinamento. Vengono comunque installati in modo tale da disturbare il minimo flora e fauna”.
Gli studi sono andati molto avanti
Colosimo sottolinea inoltre che “gli studi scientifici e gli esperimenti dei progetti pilota sono andati molto avanti: si prevedono dei sistemi di ancoraggio che abbiano anche effetti positivi, per compensare. Utilizzando materiali, per esempio, che permettono la proliferazione di varie specie di vita che quindi diventano in qualche modo zone di ripopolamento”. Oppure “modelli numerici che studino come condividere sistemi di ancoraggi sul fondo da più piattaforme, suddividendone perciò l’impatto”.
L’Italia avrà un incredibile sviluppo per l’eolico offshore
Focalizzando sull’Italia, secondo l’ingegnere ci sarà “un incredibile sviluppo, in questo ambito perché abbiamo tutte le condizioni affinché questo possa avvenire: C’è un generale interesse (da imprese italiane ed estere) per far crescere questo settore in Italia. Adesso le tecnologie stanno diventando mature, per essere su scala commerciale, per installare impianti in acque profonde: ancoraggio, sistemi flottanti, floating substations, cioè sottostazioni galleggianti per la trasformazione dell’energia.”
“Sarebbe una follia perdere questa chance per il nostro Paese, non solo per i vantaggi ambientali (risparmi di CO2), ma per le opportunità incredibile dal punto di vista sociale: per il numero enorme di lavoratori, per la formazione di nuove professioni, per l’interdisciplinarietà tra professioni diverse.”
Informazione corretta essenziale per condivisione e accettazione
In chiusura, l’ingegner Colosimo sottolinea l’importanza della “divulgazione e della sensibilizzazione sui temi” delle rinnovabili e degli impianti offshore (e onshore). Con messaggi chiari e rassicuranti sugli studi che stanno dietro la loro progettazione, “tutti i cittadini non possono che essere d’accordo con la realizzazione di questo tipo di impianti, per i relativi vantaggi ambientali, sociali ed economici. Oltre che per l’ottica di un futuro differente e sostenibile. Abbiamo il dovere morale di contribuire alla riduzione delle fonti fossili”.
Buona visione e buon ascolto.






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