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Floatfarm, finanziamento UE da 6 milioni per l’eolico offshore galleggiante

Nel consorzio europeo anche la Seapower Scrl, partecipata dall’Università di Napoli Federico II, e l’Università di Firenze

Floatfarm è il progetto UE da 6 milioni di euro e della durata di 4 anni che coinvolge un consorzio di 18 partner, tra pubblici e privati, provenienti da 8 paesi europei, col fine di migliorare l’efficienza del settore eolico.

Oggi gran parte delle installazioni in questo ambito sono costituite da impianti con fondazioni fisse, situazione che presenta diversi limiti legati alla profondità del fondale. Per superare tali ostacoli, il progetto Floatfarm ha l’obiettivo di studiare una nuova frontiera tecnologica basata su piattaforme galleggianti ancorate efficacemente al fondo marino.

Fanno parte del consorzio che sostiene il progetto: l’Università di Berlino – Tub, l’Università degli Studi di Firenze, l’École Centrale de Nantes (Francia), l’Università di Delft Tud (Olanda), l’Universiteit Gent (Belgio), l’Università Tecnica Danese Dtu, il Cnr italiano, Saipem (Francia) e Bw Ideol (Germania) e 14 tra piccole e medie imprese (tra cui Sofresid Engineering, Sowent, Innosea, France Energie Marines, Francia; Next Ocean, Olanda; BlueOasis, Portogallo; Hagnesia, Svezia), Euronovia, Francia ed il consorzio italiano di ricerca Seapower Scarl, partecipato dall’Università di Napoli Federico II.

La prosecuzione del progetto Floatech

Floatfarm è l’estensione di un precedente progetto europeo, denominato Floatech, e va nella direzione di ottimizzare le turbine eoliche galleggianti di grandi dimensioni e la loro integrazione in grandi campi eolici galleggianti con un triplice obiettivo:

– ridurre i costi di generazione dell’energia;

– aumentare la produzione energetica;

– limitare il più possibile l’impatto sull’ambiente marino.

Il progetto prevede diversi obiettivi specifici”, afferma Domenico Coiro, presidente Seapower Scrl e docente presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale, divisione Aerospaziale, all’Università Federico II di Napoli, che spiega che “in relazione alle turbine isolate saranno investigate diverse tecnologie, che spaziano dalla progettazione specifica del rotore per siti a bassa ventosità, allo studio di tecnologie innovative per il rotore, il generatore e i sistemi di controllo; in relazione allo sviluppo di parchi eolici galleggianti, saranno prese in esame diverse soluzioni innovative, che si estendono dallo sviluppo di sistemi di ormeggio innovativi, alla riduzione degli effetti delle interazioni di scia.

Nell’ambito dello studio di ottimizzazione delle turbine isolate – continua Coiro – i risultati delle analisi specifiche sui diversi sottosistemi saranno integrati in un unico modello, basato su un approccio di ottimizzazione multidisciplinare (Mdao), che includerà anche una fase di valutazione delle prestazioni economiche complessive dell’impianto”.

Il ruolo dell’italiana Seapower

Le possibilità offerte dall’energia eolica aumentano esponenzialmente quando si riesce ad azionare le turbine anche con poco vento. In questo senso viene riconosciuto un ruolo di primaria importanza all’italiana Seapower che collaborerà allo sviluppo di un rotore innovativo di grandi dimensioni (con potenza nominale di 15 Mw), pensato per operare in siti a bassa ventosità. L’approccio sarà basato su analisi accoppiate aerodinamiche e strutturali. Seapower coordinerà inoltre lo sviluppo di una procedura di valutazione tecno-economica di una turbina galleggiante facente anche parte di un parco di molte unità.

La direzione del progetto è molto chiara, considerando che il modello di valutazione affidato alla società italiana dovrà tenere conto dei costi dei diversi componenti e delle prestazioni di produzione della turbina, in modo da favorire la stima del Levelised Cost Of Energy (Lcoe), un indicatore del costo unitario di produzione dell’energia. Si tratta di un parametro comunemente usato nella valutazione di progetti nel settore delle energie rinnovabili perché consente un facile confronto tra i risultati dei diversi impianti. In questo modo è possibile valutare con estrema precisione i costi in relazione all’energia prodotta, riducendo al minimo il rapporto tra queste due grandezze.

Come è cambiato il costo energia

Oltre che sotto il profilo ambientale, l’energia rinnovabile è utile anche da un punto di vista strategico e geopolitico per ridurre la dipendenza energetica dell’Unione europea, esigenza prioritaria dopo l’inizio dell’aggressione russa in Ucraina che ha sconvolto gli equilibri mondiali. Da quel 24 febbraio 2022, l’instabilità geopolitica è aumentata progressivamente con la Cina che ha circondato Taiwan e il conflitto israelo-palestinese esploso nelle ultime settimane.

Investire con decisione sull’energia rinnovabile è quindi indispensabile per l’Unione europea, anche considerando i costi dell’energia green.

Nonostante la crisi energetica dello scorso anno, infatti, nel 2022 la media ponderata del costo dell’elettricità su scala industriale è scesa per le energie rinnovabili, seppure con diverse percentuali:

– 3% per il solare fotovoltaico;

– 5% per l’eolico onshore;

– 13% per le bioenergie;

– 22% per il geotermico.

Oltre ai costi dell’energia idroelettrica (+18%), sono aumentati proprio i costi dell’eolico su scala industriale con un +2% annuo. Un rincaro poco significativo da imputare alla ridotta quota della Cina nello sviluppo dell’eolico offshore nel 2022 e all’aumento dei costi per i grandi progetti idroelettrici, anche perché la crisi climatica diminuisce la disponibilità di risorse idriche. I dati comunque non destano preoccupazione, perché, come testimoniato anche dagli studi alla base del progetto Floatfarm, l’efficienza dell’energia eolica è molto migliorabile.

Allargando lo sguardo al periodo 2010-2022 il costo medio dell’elettricità da energia eolica onshore (impianti sulla terra ferma) è diminuito del 69%, poco meno della metà dell’opzione più economica alimentata da combustibili fossili nello stesso anno. Questa riduzione dei costi è stata guidata dalla diminuzione dei prezzi delle turbine eoliche e dal miglioramento della tecnologia utilizzata per le turbine. Per quanto riguarda l‘energia eolica offshore, nello stesso periodo il costo medio dell’elettricità è diminuito del 59%.

Segno che la strada intrapresa (o meglio, proseguita) dall’Unione europea è quella giusta.

Fonte: Adnkronos

Video: Floatech Project; Foto: Coiro; BW Ideol

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