I ricchi non capiscono che siamo in un’emergenza. O non gli interessa
Giorni fa mi sono alzato dal letto deciso a scrivere una relazione almeno un po’ ottimista: la mattina presto è arrivata la notizia che il tesoriere dello Stato di New York Tom DiNapoli ha deciso di disinvestire il fondo pensionistico dello Stato dalla Exxon, dopo aver concluso che il gigante petrolifero non era seriamente intenzionato a compiere una transizione energetica.
Questo potrebbe non sembrare una gran cosa, soprattutto perché DiNapoli ha rifiutato di disinvestire da altre major petrolifere come BP e Chevron, e ha anche detto che New York continuerà a mantenere enormi somme di denaro in fondi indicizzati passivi che investono in Exxon e altri giganti dei combustibili fossili. In effetti, Divest NY, che ha svolto gran parte del lavoro di pressione su DiNapoli per agire, ha espresso “estremo disappunto” per la presa di posizione, e capisco perché. Non esiste un universo razionale in cui la Exxon sia cattiva e la Saudi Aramco sia in qualche modo accettabile, e quindi si tornerà al lavoro, con proteste e pressioni continue. “Con il clima estremo che si sta già scatenando sul pianeta, abbiamo bisogno che tutti i governi prendano una posizione ferma contro l’uso continuo dei combustibili fossili“, ha dichiarato Mark Dunlea, uno dei leader di questa lotta, e naturalmente ha ragione.
Passi molto grandi
Ecco il punto di vista più ottimistico: DiNapoli, l’unico a decidere dove investire i fondi pensionistici pubblici di New York, controlla 285 miliardi di dollari, il che lo rende uno dei più importanti finanzieri del mondo, e ha trascorso la maggior parte del decennio a “impegnarsi” con la Exxon per far sì che iniziasse il cambiamento. Pertanto, la sua decisione di chiamarli in causa è molto importante: fa parte del lento e progressivo allontanamento da un mondo alimentato a combustibili fossili. Tom Sanzillo, che dirige l’Energy Economics and Financial Analysis e che in passato ha contribuito a gestire il fondo dello Stato di New York, ha citato non solo la decisione di DiNapoli di scaricare la Exxon, ma anche il suo piano di mettere più soldi in fondi carbon-free e di fermare qualsiasi investimento di private equity nei combustibili fossili, come “passi molto grandi verso la responsabilizzazione delle compagnie di combustibili fossili sul cambiamento climatico“.
Sanzillo è un eroe, come Dunlea, instancabile nel suo lavoro per un pianeta vivibile. È anche un realista politico: secondo lui, il tesoriere avrebbe potuto fare di più, ma stava facendo di più per contrastare il sistema rispetto a quasi tutti i suoi colleghi in tutto il Paese. “DiNapoli si è candidato impegnandosi a fare il possibile per affrontare il problema del clima. E, sulla base di un esame complessivo della situazione, sta facendo proprio questo“, ha dichiarato. Dunque, una sorta di progresso.
Sbalorditivi passi indietro
Ma poi, poco più tardi nella mattinata, è arrivata la notizia che una (gongolante) Fox News ha definito “sbalorditiva”. JP Morgan Chase Bank e Blackrock – due istituzioni newyorkesi con ancora più soldi di DiNapoli, anzi la più grande banca e il più grande gestore patrimoniale del pianeta – hanno deciso di ritirarsi dall’alleanza Climate 100, composta da aziende che si occupano, almeno nominalmente, di decarbonizzazione del pianeta. A loro si è aggiunta la State Street di Boston, che dopo Blackrock è il secondo più grande gestore patrimoniale del pianeta; il terzo più grande, Vanguard, se n’era già andato.
Non era un segreto quello che stava accadendo: la lobby di destra anti-ESG a favore dei combustibili fossili aveva prevalso. Come ha detto Jim Jordan, presidente della Commissione Giudiziaria della Camera e persona non proprio per bene, si trattava di “grandi vittorie per la libertà e l’economia americana, e speriamo che altre istituzioni finanziarie seguano l’esempio abbandonando le azioni ESG collusive“. Ventuno Stati hanno minacciato i membri del Climate 100 di intentare causa. “Questa assurdità ESG si sta diffondendo in molti dei nostri Stati e il modo in cui lo stanno facendo è davvero, davvero preoccupante e probabilmente palesemente illegale“, ha dichiarato l’anno scorso il procuratore generale del Montana alla Fox, aggiungendo che l’energia solare ed eolica erano “arcobaleni e polvere di fata“. (In realtà, il Montana è al secondo posto nella classifica degli Stati con il miglior eolico del Paese ed è già in grado di produrre più energia eolica di quella generata dal carbone).
L’epitome del capitalismo finanziario suicida
Non mi è chiaro se Wall Street (Blackrock e Chase sono Wall Street) sia legittimamente spaventata dai politici degli Stati rossi (a guida Democratica, ndr), o se li usi come una comoda scusa per fare ciò che voleva fare comunque. (In Europa, dove non c’è la stessa densità di politici comprati, le banche continuano a muoversi dall’altra parte). Ma è chiaro che pensano che lo Zeitgeist sia cambiato: quando hanno aderito al progetto Climate 100, era sulla cresta dell’onda organizzativa lanciata da Greta Thunberg. Ora pensano che quell’onda sia più debole e chiaramente non si preoccupano del fatto che l’anno scorso sia stato il più caldo degli ultimi 125.000 anni. Sono l’epitome del capitalismo finanziario come macchina da suicidio – un’espressione che ho già usato in passato, ma non riesco a trovarne una migliore.
Alla fine Big Oil perderà. La decisione di DiNapoli di abbandonare la Exxon si inserisce, tra l’altro, nella tendenza in atto verso l’energia pulita: un nuovo studio pubblicato oggi ha rilevato che le 200 società all’avanguardia della transizione hanno generato nell’ultimo decennio rendimenti quasi doppi rispetto alle società di combustibili fossili. “Credo che per molti sarà sorprendente che i titoli del Clean200 stiano battendo l’indice principale dei combustibili fossili con un fattore di quasi due a uno”, ha dichiarato Toby Heaps, uno degli autori del rapporto. “Questo nonostante l’incertezza geopolitica che ha fatto aumentare i titoli del petrolio e del gas, i ritardi nella catena di approvvigionamento e nelle autorizzazioni che hanno ostacolato la realizzazione di infrastrutture per l’energia pulita e la predominanza dell’IA come tema dell’investimento alfa“.
Alla fine è troppo tardi
Ma alla fine è troppo tardi. Siamo in corsa. Il clima si sta riscaldando così velocemente che un approccio confuso e a metà strada alla transizione energetica non può recuperare. Larry Fink di Blackrock e Jamie Dimon di Chase stanno aiutando l’industria dei combustibili fossili a rallentare questo cambiamento, condannandoci a un aumento delle temperature di dieci decimi di grado – e ogni decimo di grado porta cento milioni di persone in più fuori da una zona climatica in cui possono prosperare. Sono esseri umani distruttivi e pericolosi.
Ecco la risposta della senatrice dello Stato di New York Liz Krueger (il politico di Albany che ha fatto più pressione per il disinvestimento) alla mossa di DiNapoli. Dopo avergli riconosciuto “leadership e realismo climatico in alcune aree di investimento“, prosegue affermando che deve “adeguare la sua ambizione al momento; le scuse apparentemente ragionevoli che giustificano l’incrementalismo di oggi suoneranno vuote ai nostri nipoti che soffrono per le conseguenze irreversibili della nostra inazione“.
Questo vale, credo, per tutti noi. Oggi è uno di quei giorni in cui mi sento preso per il culo; più malinconico che arrabbiato, un po’ disperato per la vigliaccheria spregevole degli uomini ricchi e potenti che gestiscono le nostre banche e quindi le nostre vite. Ma sono stati spaventati da Greta e altri prima di essere spaventati da Jim Jordan e altri, quindi torniamo al lavoro.
Foto: The Crucial Years






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