Iniziati i lavori della Conferenza annuale dell’industria eolica europea: nelle tre Ministeriali previste, l’Italia brilla per assenza
Come se ce ne fosse stato ancora il bisogno di dimostrarlo, Bilbao sta dimostrando la assoluta irrilevanza dell’Italia politica rappresentata dal governo Meloni. Si sono avviati, infatti, i lavori della consueta Conferenza annuale di WindEurope, l’industria eolica europea. A WindEurope2024 sono previsti tre incontri Ministeriali, ciascuno ad aprire ogni giornata, e l’Italia non c’è. Del tutto assente dalla scena europea e internazionale, nei contesti che contano. Questo in particolare, nel quale una dei settori strategici del futuro e della transizione – l’eolico – il governo brilla per la sua assenza.
Così come, al di là delle chiacchiere e degli annunci, era successo per esempio anche alla COP28, quella di Dubai, dove aveva brillato per le stesse ragioni il ministro Pichetto, mentre tutto il mondo -tutto, davvero- era impegnato nelle frenetiche trattative per arrivare a un risultato condiviso, sul modo per arrestare la crisi climatica. E per l’Europa, Teresa Ribera, Ministra spagnola della Transizione ecologica, conduceva i negoziati per conto dell’UE.
Ribera e la Carta eolica spagnola
La stessa Ribera, nel corso della prima sessione ministeriale, ha annunciato la Spanish Wind Chart, la Carta eolica spagnola. “Oggi vengo qui con la soddisfazione di poter firmare la Carta dell’Industria Eolica Spagnola con l’industria eolica, gli sviluppatori, i produttori di componenti e il governo” ha dichiarato la ministra spagnola ai media presenti. “Impegnandoci proprio a fare in modo che non conti solo il prezzo più basso, impegnandoci a fare in modo che il governo tenga presente, al momento di indire gare d’appalto e aste, la necessità di sostenere questa vocazione all’innovazione, all’occupazione, anche per accelerare e dare visibilità alle scadenze, alle previsioni temporali dei nuovi sviluppi e, da parte dell’industria, anche per prendere impegni molto importanti, impegni per continuare a rafforzare tutte le precauzioni ambientali, tutti gli sviluppi e le implicazioni positive per le comunità locali, ma anche la generazione di posti di lavoro e l’impegno per l’innovazione, per il miglioramento delle prestazioni, per l’integrazione di questo marchio fatto da e in Europa che dimostra la qualità dei prodotti, ma anche l’impegno costante a reinvestire nel miglioramento di queste soluzioni di energia rinnovabile“.
Italia imbarazzante
Bastano queste poche frasi a segnare un abisso tra il governo spagnolo e quello italiano, che continua a pensare all’Italia come hub del gas, con la politica energetica nazionale che continua a essere di fatto guidata dalla strategia fossile di Eni. Imbarazzante, alla luce degli accordi e degli impegni che anche l’Italia ha sottoscritto a Dubai, circa il Transitioning Away from fossil fuels, l’uscita dai fossili con accelerazione entro il 2030 e il raggiungimento dello Zero Netto al 2050. Continuiamo a chiederci cosa pensano di aver firmato a Dubai, gli attuali governanti nazionali.
Nel frattempo, l’ineffabile Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin, è volato a Berlino per sottoscrivere il nuovo “asse” Germania-Italia (e Svizzera, che rompe la sua proverbiale neutralità andando contro la neutralità climatica, però): il Piano d’Azione italo-tedesco. Sul gas, appunto.
Le sessioni ministeriali
Nelle sessioni ministeriali, oltre la spagnola Ribera, presenti nella prima giornata (dal tema: Sbloccare il valore dell’eolico): il Segretario generale del ministero tedesco per gli Affari economici e la protezione climatica (Philipp Nimmermann), la greca Vice Ministra dell’Energia e dell’Ambiente (Alexandra Sdoukou), il turco Vice Ministro per l’Industria e la Tecnologia (Çetin Ali Dönmez) e la Segretaria di Stato presso il Ministero dell’Energia della Moldavia (Carolina Novac). Che hanno discusso di attualità e scenari di settore con l’ad Onshore Wind/PV Europa e Australia di RWE (Katja Wünschel), l’amministratore delegato di Siemens Gamesa Renewable Energy (Jochen Eickholt), il Direttore Generale di Iberdrola Renewables che qui è di casa, (Xabier Viteri Solaun) e l’a.d. Europa e America Latina di EDPR (Duarte Bello).
Nella seconda giornata (sessione: Realizzare la transizione energetica): il Vice presidente esecutivo della Commissione europea e Commissario per il Green Deal, (Maroš Šefčovič), la Vice Ministra per l’Energia lituana (Daiva Garbaliauskaitė), il Direttore Generale per l’Energia e l’Ecologia del Portogallo (Jéronimo Meira da Cunha) e il Direttore Generale per le Infrastrutture energetiche del regno Unito (Ashley Ibbett).
Nell’ultima giornata (sessione: Eolico Offshore): il Ministro irlandese per Ambiente e Clima (Eamon Ryan), il ministro danese per Clima, Energia e Servizi (Lars Aagaard), la Ministra federale per l’Energia del Belgio (Tinne Van Der Straeten), la Direttrice Generale della Commissione europea (Ditte Juul Jørgensen), la Segretaria di Stato per l’Energia della Norvegia (Astrid Bergmål).
Vento del cambiamento in Europa, mentre l’Italia spinge sul gas
Per fortuna, comunque, a reggere le sorti italiane della transizione è presente a Bilbao il fiore dell’industria impegnata nella transizione. Che è già in atto, da tempo, nella realtà anche industriale. Dai cavi (Prysmian), agli sviluppatori (Blue Float Energy, che in Italia ha insieme a Renantis attualmente cinque progetti).
Il punto è che mentre nel resto dell’Europa e del mondo, la politica cerca di allinearsi con le necessarie nuove strategie industriali ed energetiche, cercando sponda e di lavorare con il mondo industriale, in Italia il governo è a traino di Eni e dell’industria. Fossile. A proposito, Eni Plenitude, che pare abbia fatto delle sponsorizzazioni in Italia il suo core business, non c’è. Non a caso.






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