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Guerra e clima: tra Ucraina e Palestina, emesse 150,3 Mega tonnellate di CO2e

Oltre le decine e decine di migliaia di morti, oltre l’immenso dolore, le nefaste conseguenze su clima e ambiente dei due conflitti

Secondo lo studio pubblicato dal Social Science Research Network, le emissioni previste per i primi 60 giorni della guerra di Israele a Gaza e Palestina sono state superiori alle emissioni annuali di 20 singoli Paesi e territori: si stima che siano state generate emissioni inquinanti equivalenti a 281.315 tonnellate di anidride carbonica (CO2) equivalente.

Prodotta dai voli degli aerei militari israeliani (121.000), le emissioni provocate dalla produzione e lo scoppio di bombe (6.689), proiettili d’artiglieria e razzi (13.600). Circa la metà delle emissioni è da attribuire agli almeno 200 voli cargo americani che hanno portato entro il 4 dicembre 10mila tonnellate di rifornimenti militari in Israele: 133.650 tonnellate di CO2. I razzi sparati da Hamas contro Israele ne hanno generato 713. Carri armati e veicoli israeliani, infine, ne hanno prodotto 5.663 tonnellate.

Se includiamo le infrastrutture belliche costruite sia da Israele che da Hamas, tra cui la rete di tunnel di Hamas e la barriera protettiva o “muro di ferro” di Israele, le emissioni totali aumentano a più di 33 singoli Paesi e territori. La rete sotterranea di tunnel costruita da Hamas, lunga 500 km, ha portato a 176.000 tonnellate di emissioni di gas serra. La costruzione della barriera lunga 65 km che Israele aveva costruito al confine di Gaza ha contribuito dal canto suo per 240.000 tonnellate di CO2.

I costi di carbonio della ricostruzione di Gaza sono enormi. La ricostruzione di Gaza comporterà un totale di emissioni annue superiori a quelle di oltre 130 Paesi: per circa 100.000 edifici a Gaza, sarà generato l’equivalente di almeno 30 mega tonnellate di CO2.

Il fronte ucraino

Secondo il rapporto “Climate damage caused by Russia’s war in Ukraine”, della Initiative on Ghg Accounting of War (un gruppo di esperti che ha monitorato i danni ambientali causati dalla guerra russa in Ucraina e ha presentato i risultati nel dicembre scorso), la guerra della Russia in Ucraina ha provocato in 18 mesi l’emissione in atmosfera di 150 mega (milioni di, ndr) tonnellate equivalenti di CO2.

Vaste devastazioni, tra cui la distruzione o il danneggiamento di case, scuole, ospedali e altre strutture pubbliche critiche, lasciando i cittadini senza risorse essenziali come l’acqua, l’elettricità e l’assistenza sanitaria. La guerra ha anche provocato danni ambientali significativi con la distruzione della diga di Nova Kakhovka, avvenuta nel giugno 2023, uno degli eventi più devastanti sia per le persone che per la natura.

Applicando il prezzo medio Shadow del carbonio di 64 dollari/tCO2 e per gli anni 2022-2023, il danno climatico totale causato è stimabile in 9,6 miliardi di dollari.

Quanto alle diverse tipologie prodotte, si distingue tra:

  • operazioni di guerra in senso stretto: 37 mega tonnellate CO2 equivalente;
  • incendi: 22,2 Mt;
  • rifugiati (trasporti, rientri a vuoti, visite a domicilio): 3 Mt;
  • aviazione civile: 18 Mt;
  • ricostruzione: 54,7 Mt;
  • Nord Stream 1 e 2: 14,6 Mt.

Naturalmente tutti i numeri considerati nei due conflitti sono soltanto destinati ad aumentare. La natura ad hoc di questi calcoli evidenzia l’urgente necessità di rendere obbligatoria la rendicontazione delle emissioni militari, sia in guerra che in tempo di pace, attraverso la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC).

Fonti: Social Science Research Network, Climate Focus

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