Un nuovo studio ha scoperto che, poiché il riscaldamento globale indebolisce la circolazione oceanica, i mari potrebbero diventare sempre più una fonte di gas che intrappola il calore.

“Alcuni modelli climatici prevedono un rallentamento del 30% nella circolazione oceanica a causa dello scioglimento delle calotte glaciali, in particolare intorno all’Antartide“, ha affermato l’autore dello studio Jonathan Lauderdale, scienziato ambientale del MIT.

Le correnti oceaniche trasportano il carbonio dalla superficie all’oceano profondo, ma lo trasportano anche in superficie da quelle profondità. Gli scienziati hanno a lungo ipotizzato che una circolazione più lenta avrebbe ridotto sia la quantità di carbonio estratta dall’atmosfera sia quella estratta dalle acque profonde. In questo scenario, l’oceano continuerebbe a essere un pozzo di carbonio complessivo.

Declino del fitoplancton e riduzione di assorbimento del carbonio

Ma il nuovo studio di modellizzazione ha scoperto che il rallentamento delle correnti potrebbe anche interrompere la risalita dei nutrienti dalle profondità alla superficie, facendo morire di fame il fitoplancton che assorbe il carbonio.

Il declino del fitoplancton sarebbe auto-rinforzante, poiché le piccole creature convertono anche il ferro nell’oceano in una forma che altro fitoplancton può consumare. La diminuzione del ferro causerebbe un ulteriore declino del fitoplancton, il che significa che assorbirebbe meno carbonio dall’atmosfera o dalle profondità. I ​​risultati sono stati pubblicati su Nature Communications .

Il risultato è che, non solo l’oceano assorbirebbe meno anidride carbonica dall’atmosfera, ma ne libererebbe anche di più dalle sue profondità, portando a un ulteriore riscaldamento.

Lauderdale ha affermato: “Non possiamo contare sull’oceano per immagazzinare carbonio nelle profondità oceaniche in risposta a futuri cambiamenti nella circolazione“.

Fonte: Yale Environment 360

Immagine: Il sistema di circolazione oceanica globale. MAPHOTO / RICCARDO PRAVETTONI VIA GRID-ARENDAL