Written by

×

Paura

Quando aiuta, quando fa male

Dal momento che non riuscivo a dormire, ho pensato che tanto valeva scrivere. Non riuscivo a dormire a causa dell’immagine nella mia mente: quella palla di fisica strettamente arrotolata che chiamiamo uragano Milton mentre avanza senza pietà attraverso il Golfo del Messico, diretto verso un approdo stasera lungo la costa occidentale della Florida. Mi spaventa, per due motivi.

Da tempesta tropicale a uragano 5 in un giorno

La prima è la velocità senza pari con cui è passato da tempesta tropicale a mostro di categoria 5 in un giorno. Questa “rapida intensificazione” è diventata una caratteristica sempre più comune degli uragani, perché il contenuto di calore nell’oceano è così elevato che i vecchi modelli non sono più sufficienti. Viviamo sempre di più in un mondo di caos istantaneo: dove gli incendi boschivi possono “esplodere” in pochi minuti perché i combustibili che li alimentano sono così essiccati, dove le inondazioni “lampo” possono, in pochi minuti, trasformare una pioggia record in una strada intasata di auto che ondeggiano. Queste cose sono sempre state possibili, ma ora sono comuni: abbiamo in mente l’idea che il mondo cambi a un ritmo geologico, muovendosi in modo maestoso attraverso epoche ed ere. Ma in questo momento, poiché l’anidride carbonica si accumula più rapidamente nell’atmosfera che in qualsiasi altro momento degli ultimi 500 milioni di anni, il “ritmo geologico” si misura in mesi. Cavolo, i ghiacciai, la nostra metafora per muoversi lentamente, scompaiono da un inverno all’altro.

Milton sta puntando una delle zone più edificate e vulnerabili

E la seconda ragione è: questa fisica accelerata si sta sempre più schiantando contro il cuore delle civiltà che abbiamo costruito. Date le dimensioni del pianeta, è più probabile che un disastro accada in un luogo scarsamente popolato: le foreste boreali del Canada sono bruciate la scorsa estate, sfollando gli indigeni del nord ma evitando per lo più le città. Perfino l’uragano Helene la scorsa settimana ha toccato terra nella regione di Big Bend a nord di Cedar Key, dove la gente è scarsa. Ma proprio come gli incendi della California alla fine e inevitabilmente hanno iniziato a distruggere intere città, Milton è puntato su uno dei paesaggi più edificati e vulnerabili della terra. Penso, dalle indicazioni di questa mattina, che il risultato peggiore possa essere evitato: se l’uragano arriva appena a sud di Tampa Bay, i suoi venti antiorari lavoreranno per allontanare l’onda di tempesta da quel bacino idrico. Ma se così fosse significherebbe pura agonia per un luogo più a sud, un luogo quasi altrettanto sovraffollato. Sarasota? Port Charlotte? E in brevissimo tempo ciò significherà grossi guai per il settore assicurativo, già in difficoltà in Florida.

(Vale la pena notare, anche solo di sfuggita, che i due luoghi che gli americani della mia età consideravano rifugi, idilli, sogni di vita facile erano la California e la Florida. Non più).

Abbiamo trascorso un po’ di tempo negli ultimi anni preoccupandoci che ci fosse troppa paura e troppi presagi di sventura nel modo in cui parlavamo del cambiamento climatico, che stesse logorando le persone. E in effetti c’è del vero in questo: se faremo ciò che dobbiamo, la storia negli anni a venire dovrà riguardare tanto l’avventura di trasformare il nostro pianeta in solare quanto il terrore di trasformare il nostro pianeta Venere.

Momenti in cui la paura è risorsa cruciale

Ma ci sono momenti importanti in cui la paura è una risorsa cruciale. Una settimana fa, sulla scia di Helene, la veterana attivista per il clima e nativa della Carolina del Nord Anna Jane Joyner ha scritto questo dispaccio dalla “Settimana del clima” di New York:

C’erano feste eleganti, allegre immagini del sole e cartelli giganti con la scritta “HOPE”. Il tema dominante era: possiamo risolvere questo problema! Dobbiamo raccontare storie di speranza sul clima! Ma non c’è modo di “risolvere” un uragano che sta spazzando via la Carolina del Nord occidentale, a centinaia di miglia dal mare. Concentrarsi solo sull’ottimismo è come dire a un malato di cancro che andrà tutto bene se rimane positivo. Nella migliore delle ipotesi, sembra fuori dal mondo; nella peggiore, sembra insensibile. Sì, possiamo ancora prevenire gli impatti peggiori e dobbiamo chiedere ai nostri governi di ampliare le soluzioni e agire con urgenza, ma non possiamo minimizzare gli orrori che si stanno verificando ora, o che peggioreranno negli anni a venire.

E’ semplicemente orribile

E ieri, in onda, il veterano meteorologo della Florida John Morales ha lasciato trasparire la sua paura. Come ha raccontato Cara Buckley sul Times,

È semplicemente un incredibile, incredibile, incredibile uragano“, ha detto il signor Morales di Milton, chiudendo gli occhi e scuotendo leggermente la testa. “È sceso…

La sua voce ha tremato. Ha abbassato lo sguardo, tirato un respiro tremante e ha continuato, “… è sceso di 50 millibar in 10 ore“. Per gli spettatori che non avevano capito le sconvolgenti implicazioni di questo crollo barometrico, la consegna strozzata del signor Morales era sufficiente. “Mi scuso“, ha detto con voce tremante. “È semplicemente orribile“.

Morale, la paura e le vite salvate

Questo tipo di paura è del tutto utile: ci sono, non ne ho dubbi, persone che hanno lasciato le loro case e hanno guidato verso nord, in direzione della Georgia, dopo aver sentito la voce spezzata di Morales. Ha salvato delle vite. E lo ha fatto in modo del tutto onesto. “Sapete cosa lo sta guidando“, ha detto agli spettatori. “Non ho bisogno di dirvelo. Il riscaldamento globale. Il cambiamento climatico“. È una paura onesta, guidata da una profonda comprensione. Come ha scritto Morales in un saggio sul Bulletin of Atomic Scientists l’anno scorso

Con l’aumento della temperatura del pianeta, la mia fiducia nel prevedere l’intensità delle tempeste sta diminuendo… Oggi non mi sento più a mio agio nel mettere tutti a proprio agio riguardo alla forza di una tempesta. Ho paura che si verifichino rapidi cicli di intensificazione all’improvviso.”

Paura per regole di un pianeta che non valgono più

La paura di un pianeta in cui le vecchie regole non valgono più è la paura più grande, perché allora come si fa a pensare al futuro? E questo è vero tanto per la politica quanto per la meteorologia. La profonda paura che mi sveglia di notte ha solo in parte a che fare con il meteo; sono i fronti politici che si muovono in America a spaventarmi altrettanto. Sulla scia di Helene, assurde bugie sulla FEMA (l’Agenzia federale per la gestione delle emergenze, ndr) si sono diffuse sui social media, alimentate ovviamente dal candidato del GOP (Repubblicani, ndr) Josh Marshall, uno dei migliori osservatori di follie politiche in questo paese, riferisce questa mattina che la notizia che circola attualmente a destra è che Milton e Helene sono stati il ​​risultato di una “manipolazione meteorologica” da parte dei democratici progettata per… qualcosa.

Questa, ovviamente, è una paura disonesta, alimentata da persone disoneste.

E queste persone disoneste potrebbero benissimo finire per avere il controllo del nostro Paese. Ci restano 26 giorni, e ognuno di essi conta. Dobbiamo tenere duro, impegnarci e vedere se possiamo portare l’America in salvo attraverso l’uragano Trump. Questo non ci porterà in salvo, ma è un inizio.

di Bill McKibben

Foto: The Crucial Years – Negozio 7-11 chiuso sul percorso di Milton, ma che offre ancora acqua e sacchi di sabbia

Via col Vento

di energie rinnovabili, politiche climatiche e notizie