Si attende ora il pronunciamento
Sono terminate venerdì scorso le due settimane di audizioni di 96 Stati (assente l’Italia) e 11 Organizzazioni internazionali, presso la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite a L’Aia, relative agli obblighi degli stati sul cambiamento climatico.
La storica causa sul cambiamento climatico, promossa da Pacific Islands Students Fighting Climate Change, vedrà ora i 15 giudici da tutto il mondo prendere la propria decisione, un’opinione consultiva che avrà una fortissima valenza simbolica, che sarà annunciata in una prossima seduta pubblica, la cui data verrà resa nota “a tempo debito”.
OMS, salute fondamentale diritto per ogni essere umano
Nell’ultimo giorno di audizioni, è intervenuta l’Organizzazione mondiale della Sanità, nelle cui conclusioni ha chiesto ai giudici della Corte “di consentire alla scienza e alle prove tecniche di guidare la vostra analisi”. In particolare, “di porre la salute al centro del parere consultivo (della Corte, ndr) e, a questo riguardo, dare piena attuazione al diritto fondamentale di ogni essere umano al più alto livello possibile di salute, come sancito nella Costituzione dell’Organizzazione mondiale della sanità.“

Giornata, quella conclusiva, che ha visto anche l’intervento dell’Unione Europea, tramite alcuni membri del Servizio Legale (compresa l’italiana Margherita Bruti Liberati, intervenuta a proposito di diritti umani), che hanno ricordato come “le sfide poste dai cambiamenti climatici”, “molteplici e (che) richiedono una trasformazione importante delle nostre società, una risposta collettiva e un approccio olistico”, “hanno guidato e stanno guidando lo sviluppo del diritto internazionale.” “Sebbene l’accordo di Parigi sia lo strumento centrale, esso non opera in un vuoto giuridico. Interagisce piuttosto con e si basa su una ricchezza di altre norme pertinenti del diritto internazionale, se derivanti dal diritto dei trattati, dal diritto internazionale consuetudinario o dai principi generali del diritto, compresi la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), i diritti umani e il dovere di prevenzione.“
UE, parere consultivo e rigorose norme di dovuta diligenza
I rappresentanti UE hanno poi evidenziato come “in questo contesto, un parere consultivo della Corte ha il potenziale di chiarire lo stato attuale del diritto internazionale in materia di obblighi degli Stati in relazione ai cambiamenti climatici, con tutta la persuasività giuridica e l’autorità morale che accompagnano i pareri consultivi di questa Corte” e che “tale chiarimento“ potrebbe “fornire un impulso per tutti gli Stati, sviluppati o meno sviluppati, a essere più ambiziosi e decisi nell’affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.”
Infine, degna di rilievo è l’enfasi su come “i procedimenti di parere consultivo offrono l’opportunità per la Corte di affermare che gli obblighi di comportamento esistenti dovrebbero essere interpretati come rigorose norme di dovuta diligenza, come recentemente sottolineato dal Tribunale internazionale per la legge del mare.“
Luci e ombre
Nel primo dei quattro interventi per l’UE, l’attenzione posta sul rispetto del Principio cardine –in primis dell’Accordo di Parigi- delle Responsabilità comuni ma differenziate e relative capacità, ci sembra quasi una messa sulla difensiva dell’Unione, rispetto a quelle che potrebbero essere la decisione della Corte internazionale e delle relative conseguenze.
Così come, a proposito di diritti umani, “alla luce delle conclusioni divergenti dei tribunali regionali e degli organi delle Nazioni Unite, e della necessaria integrazione sistemica tra i regimi di diritto internazionale”, l’invito dell’UE alla “Corte a chiarire il concetto di “competenza” nonché il criterio giurisdizionale del “controllo efficace” nel contesto del cambiamento climatico.”, ci è parso in linea più con il concetto di “fortezza Europa” ben espresso e sottolineato dalla Presidente von der Leyen negli ultimi tempi, che con il contesto di questo procedimento, richiesto -è bene sottolinearlo- dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Interventi, peraltro, che sembrano anche stridere con le conclusioni poste dai medesimi rappresentanti UE. Dei quali preferiamo soffermarci più sulle luci, con la speranza che possano guidare la decisione della Corte, anziché rafforzarne i dubbi.
Il tempo stringe e il clima, ormai, stringe ancora di più. E giocare più sulla forma che sulla sostanza, ci sembra giocare al gioco della rana bollita.
Foto: Corte internazionale di Giustizia






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