Video intervista a Simone Togni, presidente di ANEV, Associazione nazionale energia del vento
In questo InterVento, abbiamo parlato con Simone Togni di aree idonee alla produzione di energie rinnovabili, provvedimenti normativi alla luce dei recenti pronunciamenti del TAR Lazio, e delle prospettive della transizione energetica in Italia, con particolare focus sull’eolico.
Il giudice amministrativo, attraverso la sentenza 9155/2025, ha dichiarato illegittimo il decreto aree idonee nella parte in cui attribuisce alle Regioni la possibilità di istituire fasce di rispetto fino a 7 km dai beni tutelati, per l’assenza di una disciplina transitoria per i procedimenti autorizzativi in corso e, soprattutto, per la mancanza di principi e criteri uniformi a livello nazionale per l’individuazione delle aree idonee e non idonee. L’ordinanza 9164/2025 fornisce, inoltre, una interpretazione del concetto di “area non idonea”, stabilendo che tale classificazione non può mai tradursi in un divieto assoluto alla realizzazione degli impianti.
TAR Lazio e Decreto Aree Idonee
Il presidente di ANEV ricorda che la recente sentenza TAR Lazio riapre la questione della riforma del Titolo V della Costituzione, a cui all’epoca l’Associazione si oppose “come unica associazione“, in particolare per quanto riguarda la materia dell’energia come legislazione concorrente con competenze condivise tra Stato e Regioni. Con possibili rischi di conflitto e frizione politica tra i due livelli, nei quali gli operatori si sarebbero potuti (e potrebbero) trovare al centro. Togni ricorda l’azione della Regione Sardegna, nella Conferenza di servizi sul Decreto Aree Idonee che ha guidato la trattativa, con evidenti lacune riguardo ai procedimenti autorizzativi.
Di qui il ricorso, vincente, da parte di ANEV. Contestualmente, però, il presidente di ANEV ricorda l’urgenza di sviluppare gli impianti e sottolinea l’anno e mezzo circa di tempo perso, aggiungendo che non c’è ulteriore “vento da perdere“.
Sulla possibilità che in sessanta giorni il decreto possa essere effettivamente riformulato secondo le indicazioni del TAR Lazio, Togni si mostra cauto, mettendo in ipotesi anche un possibile appello avverso la sentenza del tribunale amministrativo. Seppur sottolineando che le tre principali modifiche richieste nel Decreto non sarebbero così difficili da esser riscritte, richiedendo tempi lunghi, nonostante ci siano tre ministeri coinvolti (Ambiente, Cultura e Agricoltura e Foreste).
Decreto Fer 2 ed eolico offshore
Sull’assenza dell’eolico offshore nella seconda fase del programma incentivi del Decreto Fer 2, il presidente dell’Associazione sottolinea che per ANEV non è stata una sorpresa, avendo il Ministero preso più tempo per approfondire, verificare e aggiornare i numeri delle procedure d’asta, contestati proprio da alcuni operatori negli elementi quantitativi (tariffe). Purtuttavia, non è approvato “questo ritardo, ma era stato annunciato“.
Transizione italiana e obiettivi nazionali per l’eolico offshore
Togni opera una distinzione tra obiettivi al 2030 e al 2040 e 2050. Sui primi, sottolinea come “al 2030 l’eolico offshore non potrà essere elemento di grande supporto“, auspicando gli 1,5-2 GW indicati nel PNIEC (il Piano nazionale integrato energia e clima), che già sono obiettivi sfidanti, per Togni che ricorda che “la tecnologia eolica galleggiante, nel mondo non è ancora industrializzata.” L’ANEV si sta battendo affinché parta nel nostro Paese, per riuscire ad avere i vantaggi competitivi nel settore. E invece i nostri “vicini” del Mediterraneo, aggiungiamo noi, (Francia, Spagna e Portogallo) iniziano già a muovere le proprie pedine nazionali. Altro discorso è relativo all’eolico offshore a fondo fisso: “più diffuso“, rispetto all’offshore flottante, “e che anche nel nostro ha diversi progetti importanti e in fase avanzata. E che permettono anche costi inferiori” ad oggi.
Rispetto invece agli obiettivi 2040-2050, evidenzia il presidente ANEV, “l’eolico offshore sarà la tecnologia più innovativa e più significativa che ci consentirà di raggiungere l’obiettivo del 100% rinnovabile“.
Rispetto all’obiettivo di raddoppiare la produzione eolica al 2030, esso è raggiungibile a patto che “vengano rimosse le barriere di carattere principalmente burocratico e amministrativo” (valutazione di impatto ambientale, connessioni alla rete, autorizzazioni delle Regioni).
Tempi di autorizzazione e risorse
Per esperienza, sottolinea Togni, “la differenza la fanno le persone. Il nostro quadro normativo generale individua dei meccanismi autorizzativi estremamente efficaci e largamente rispettosi di tutti gli impatti. Il problema è che non si riesce a rispettare le tempistiche indicate“. Il punto fondamentale, evidenzia il presidente, è “avvicinare la tempistica reale media (5,5 anni) a quella prevista sulla carta (2 anni)“. Per fare questo, conclude, “serve mettere le persone che abbiano le competenze necessarie per fare questo lavoro nei posti giusti“, indicando l’esempio positivo della Regione Campania, che riesce a concludere i procedimenti anche prima dei tempi previsti. Quindi “questo si può fare, avendo capacità, competenza e anche decisione, e conoscenza degli strumenti giuridici che regolano le Conferenze dei servizi“.
Un piano straordinario
Di qui la proposta avanzata da ANEV “ai pubblici decisori: bisogna fare un piano straordinario che faccia avere le risorse straordinarie a Ministero, Commissioni VIA, Terna, Enel distribuzione, le Regioni, che dia maggiori risorse in termini di uomini e di capacità amministrativa, per risolvere l’arretrato pregresso. Quindi una velocizzazione dei processi troverebbe in tempi rapidi una soluzione.“






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