Written by

×

2030, CAN: Piano o fallimento? Gli obiettivi climatici dell’Europa dipendono dall’attuazione

Secondo Climate Action Network Europe, la situazione sugli obiettivi climatici europei non è così rosea come annunciato dalla Commissione a fine maggio

La Commissione europea ha recentemente comunicato che gli Stati membri hanno “colmato significativamente il divario” verso gli obiettivi climatici ed energetici dell’UE per il 2030 con i loro Piani Nazionali per l’Energia e il Clima (PNEC). Tuttavia la valutazione delle ONG pubblicata la scorsa settimana mostra che molti piani mancano ancora dell’ambizione, delle politiche, dei finanziamenti e delle strategie di attuazione necessari per mantenere gli impegni presi. Senza un’attuazione completa di questi piani, gli Stati membri rischiano di non raggiungere i loro obiettivi per il 2030 e di non riuscire a creare slancio per un obiettivo climatico equo e ambizioso per il 2040. Lo afferma in una nota Climate Action Network (CAN) Europe

Gli obiettivi sono a portata di mano, ma a soli cinque anni dalla fine, l’attuazione deve diventare la priorità assoluta. I piani da soli non ridurranno le emissioni né raccoglieranno i frutti della transizione energetica “, ha affermato Brigitta Bozsó, esperta di energia e clima di CAN Europe.

Persistenti problemi strutturali nei piani climatici

L’analisi delle ONG, “Gli obiettivi climatici dell’UE a rischio: l’ambiziosa attuazione dei PNEC deve colmare le lacune”, rivela persistenti problemi strutturali in termini di ambizione, finanziamento, giusta transizione, partecipazione pubblica e applicazione che continuano a frenare il pieno potenziale di questi piani climatici.

Solo la metà dei PNEC valutati include scenari strategici in linea con le riduzioni delle emissioni richieste in settori chiave come agricoltura, trasporti, edilizia e gestione dei rifiuti. Nell’ambito dell’efficienza energetica, la maggior parte dei piani non soddisfa i contributi minimi previsti dalla Direttiva sull’efficienza energetica, che la Commissione ha collegato a un deficit complessivo di risparmio energetico a livello UE dell’8,1%.

Altrettanto preoccupante è il fatto che molti Stati membri non definiscano le modalità di finanziamento della transizione. Pochi piani forniscono un chiaro collegamento tra le misure proposte e le fonti di finanziamento, il che solleva dubbi sulla capacità degli investimenti di essere all’altezza dell’ambizione.

“È come stabilire una destinazione, ma dimenticare di pianificare il percorso”, ha sottolineato l’esperta di CAN Europe. “Ora gli Stati membri devono optare per il percorso più ambizioso, con politiche solide, finanziamenti garantiti e un coinvolgimento pubblico inclusivo a guidare la strada”. “Una più rigorosa attuazione dei PNEC non si limita a spuntare le caselle relative agli obiettivi climatici. È un’opportunità per migliorare la vita delle persone, attraverso un’aria più pulita, energia a prezzi accessibili, comunità più resilienti e sane e nuove opportunità di lavoro.”

Attuazione dei Piani e obiettivo 2040

Con l’obiettivo climatico del 2040 all’orizzonte, l’attuazione dei PNEC rappresenta un’opportunità fondamentale per generare progressi concreti. I PNEC devono andare oltre la mera rendicontazione e diventare strumenti di cambiamento, sostenendo una società più equa e costituendo la spina dorsale dell’azione dell’UE per il clima negli anni a venire. I governi devono agire tempestivamente, seguire la scienza e impegnarsi a raggiungere obiettivi per il 2035 e il 2040 che riflettano le realtà climatiche.

Colmare le lacune rimanenti richiederà uno sforzo coordinato”, ha aggiunto Brigitta Bozsó. “La Commissione europea e gli Stati membri devono collaborare, con urgenza e decisione, per migliorare e attuare questi piani”.

Il briefing include una serie completa di raccomandazioni e profili paese per paese dei 16 PNEC valutati: Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna.

La fine di giugno rappresenta la prossima tappa fondamentale per gli Stati membri, che dovranno presentare i propri Piani sociali nazionali per il clima, in cui saranno illustrate nel dettaglio le modalità di utilizzo del Fondo sociale per il clima dell’UE per sostenere le famiglie e le comunità vulnerabili durante la transizione energetica.

Valutazione del PNIEC Italia

Ambizione

La valutazione dell’ambizione al 2030 del PNIEC italiano, secondo CAN Europe è negativa per quattro parametri quantitativi su cinque (Consumo di energia finale, Consumo di energia primaria, Decarbonizzazione nei settori ESR (Regolamento sulla condivisione degli sforzi) e Uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura (LULUCF)) e uno è positivo con riserva (Energie rinnovabili nel consumo di energia finale). Su quest’ultimo punto, il rapporto chiarisce che “anche se, dal punto di vista numerico, l’Italia è in linea con l’obiettivo di quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale di energia, nella pratica l’attuale quadro normativo per le rinnovabili è peggiorato significativamente nell’ultimo anno. I regolamenti sono diventati poco chiari, estendendo i divieti e aumentando gli ostacoli allo sviluppo delle energie rinnovabili. Solo di recente, nel maggio 2025, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha annullato il più importante atto normativo per la pianificazione territoriale delle rinnovabili, determinando un significativo vuoto normativo. Su questo punto, il PNEC non prevede politiche e misure per affrontare questi problemi”.

La sintesi è riportata nella tabella che segue

CAN Europe: valutazione dell’ambizione climatica 2030 del PNEC Italia (dal Rapporto EU climate goals at risk: NECPs’ ambitious implementation must close the gaps)

Energia: Attuando tutte le politiche e le misure aggiuntive (WAMs) presentate nel PNEC, secondo il rapporto di CAN Europe, l’Italia soddisferebbe i requisiti minimi dell’UE per le energie rinnovabili, ma non riuscirebbe a soddisfare i requisiti minimi dell’UE per l’efficienza energetica. L’Italia ha migliorato la stima delle traiettorie previste per l’obiettivo nazionale delle rinnovabili, ma avrebbe dovuto includere politiche dettagliate e quantificate per sostenerlo in modo tempestivo ed efficace dal punto di vista dei costi, cosa che non è avvenuta. Per l’efficienza energetica, l’Italia è in linea con l’obbligo minimo della Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED) per il suo contributo all’energia finale, ma non per quello all’energia primaria.

Da notare che il contributo all’energia primaria è coerente con la deviazione EED della formula EED per il calcolo dei contributi nazionali. Le proiezioni del WAM indicano comunque che, senza misure aggiuntive, l’Italia non riuscirebbe a raggiungere i suoi impegni sia per il consumo di energia finale che il consumo di energia primaria. Le politiche attuali, come l’Ecobonus, il Conto Termico e i Certificati Bianchi, escludendo il Superbonus, non sono in grado di garantire il rispetto degli impegni assunti. Allo stesso tempo, viste le tendenze passate negli sforzi di rinnovamento, non è chiaro come verrà attuata la presunta maggiore ambizione proposta nel piano.

Clima: Con lo scenario WAM presentato nel PNEC, l’Italia non raggiungerebbe i suoi obiettivi minimi di decarbonizzazione. L’obiettivo presentato nel PNEC per i settori che rientrano nell’ambito dell’Effort-Sharing Regulation (ESR) è in linea con i requisiti minimi dell’UE, ma tutte le informazioni disponibili dimostrano che le politiche e le misure (PAM) (mal descritte) delineate nel piano sono insufficienti a soddisfare gli obblighi del Paese. Allo stesso modo, il modesto obiettivo di uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura (LULUCF) fissato nel PNEC è allineato ai requisiti minimi dell’UE solo sulla carta. Secondo lo scenario WAM, le PAM proposte sono insufficienti per raggiungerlo. Le misure che il rapporto indica, quindi, sono:

➢ Allineare il contributo nazionale per l’energia primaria con l’EED e fornire ulteriori PAM per allinearsi ai requisiti minimi dell’UE per il consumo di energia primaria e finale.
➢ Fornire ulteriori PAM per sostenere il contributo nazionale minimo per gli obiettivi LULUCF e ESR.
➢ Allineare le politiche e le misure con i target inclusi nel piano: fornire una correlazione sistematica tra le politiche descritte e la loro efficacia nella riduzione delle emissioni settoriali sulla base di dati verificabili.

Lacuna di finanziamento

Il PNEC italiano, secondo la rete europea, fornisce una valutazione solo parzialmente sufficiente del suo deficit di finanziamento. Il piano fornisce una stima del fabbisogno di investimenti, in particolare per l’evoluzione del sistema energetico (174 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi rispetto allo scenario Con misure esistenti (WEM) nel periodo 2024-2030). Tuttavia, le politiche e le misure proposte non sono collegate a chiare esigenze e fonti di finanziamento in modo sistematico, se non a livello generale e settoriale.

D’altra parte, le risorse pubbliche sono ancora impiegate per rafforzare il ruolo del gas e delle infrastrutture del gas (terminali GNL e infrastrutture per il GNL) fino al 2030, con investimenti significativi e iniziative volte a posizionare l’Italia come hub regionale di approvvigionamento di gas. Inoltre, mentre il PNEC ribadisce formalmente l’impegno a eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili, non fornisce una strategia di uscita chiara e concreta, nonostante le molteplici raccomandazioni specifiche ricevute dalla Commissione (sulla bozza aggiornata del PNEC). Le misure che il rapporto indica, quindi, sono:

➢ Fornire chiare esigenze e fonti di finanziamento per tutte le PAM.
➢ Fermare l’espansione delle infrastrutture per il gas fossile e sviluppare una strategia di uscita graduale per i sussidi ai combustibili fossili.

Lacuna nella transizione giusta

Il PNEC italiano non valuta sistematicamente gli impatti socio-economici positivi e negativi delle politiche e delle misure previste, né include una serie completa di politiche mirate per massimizzare i benefici sociali e mitigare i potenziali impatti negativi della transizione.
Il piano non stabilisce obiettivi nazionali per la povertà energetica. Fornisce solo vaghi riferimenti alle misure esistenti, come i bonus sociali, che, pur essendo utili, sono passivi e insufficienti ad affrontarne le cause profonde. Le misure volte a ridurre la povertà energetica non sono collegate ai futuri Piani sociali per il clima e non ci sono misure volte ad affrontare la povertà dei trasporti o le disparità sociali che essa aggrava.

Il PNEC considera gli impatti sull’occupazione solo in modo aggregato e un investimento significativamente maggiore nel settore della formazione. Attualmente, questo settore non è affrontato in modo sufficiente nel piano, fornendo scarsa chiarezza su come bilanciare la potenziale perdita di posti di lavoro derivanti dalla transizione. Le misure che il rapporto indica, quindi, sono:

➢ Prevedere ulteriori PAM e un obiettivo nazionale per affrontare la povertà energetica.
➢ Fornire ulteriori PAM per affrontare la povertà dei trasporti.
➢ Fornire PAM per la creazione di nuove qualifiche professionali e percorsi di riqualificazione/aggiornamento per i lavoratori coinvolti nel settore delle energie fossili.

Lacuna nella partecipazione pubblica

Il processo di partecipazione pubblica si è svolto principalmente attraverso due consultazioni online. La prima, tenutasi nel maggio 2023, si è basata su domande a risposta multipla senza fornire al pubblico accesso alla bozza del PNEC. Un secondo questionario a risposta aperta è stato disponibile online nel periodo febbraio-marzo 2024, ma anche in questo caso senza condividere il testo del PNEC o favorire un vero e proprio dialogo. Sono stati inoltre organizzati tre tavoli tematici a porte chiuse con gli stakeholder istituzionali (ministeri, agenzie, sindacati, associazioni industriali), ma sono state escluse le ONG. La comunicazione pubblica è stata carente, con una promozione minima delle consultazioni e una limitata informazione sul contenuto del PNEC, sul contesto normativo e sul processo decisionale.

La tempistica della prima consultazione, solo un mese circa prima della presentazione della bozza di PNEC, ha lasciato poche opportunità di incorporare in modo significativo i contributi del pubblico. Non è stata fornita alcuna prova concreta di come sia stato preso in considerazione il feedback della consultazione.Le misure che il rapporto indica, quindi, sono:

➢ Migliorare la qualità della consultazione: fornire informazioni e tempi adeguati per consentire una partecipazione significativa delle parti interessate, comprese le ONG.
➢ Chiarire come il feedback degli stakeholder viene incorporato nel PNEC finale.

Contesto

Gli Stati membri dell’UE erano tenuti a presentare alla Commissione europea i Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) aggiornati entro il 30 giugno 2024. Ad oggi, e a quasi un anno dalla scadenza ufficiale, tre Paesi non hanno ancora presentato i loro piani nazionali per il clima: Belgio e Polonia, mentre quello dell’Estonia è stato approvato dal governo, sebbene non ancora pubblicato dalla Commissione europea.

Il recente rapporto “I piani nazionali per l’energia e il clima (NECP) finali affrontano in modo adeguato i requisiti di transizione giusta a livello UE” evidenzia l’urgente necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui gli Stati membri affrontano la transizione giusta nel processo dei piani nazionali per l’energia e il clima (NECP), in particolare ponendo al centro equità, accessibilità economica e inclusione.

I Piani Nazionali per l’Energia e il Clima (PNEC) sono strategie vincolanti che ogni Paese dell’UE deve presentare per definire come intende raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell’UE entro il 2030. Questi piani definiscono dettagliatamente gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni, la diffusione delle energie rinnovabili, le misure di efficienza energetica e le relative modalità di finanziamento e gestione. I PNEC sono fondamentali per tradurre gli impegni assunti a livello UE, come il Green Deal europeo, in azioni nazionali concrete.

Via col Vento

di energie rinnovabili, politiche climatiche e notizie