ICN: sembra si voglia tenere ferma l’ambizione climatica, seppur con forti tensioni. CAN Europe: passo fondamentale per l’azione sul clima, ma compromesso costoso
In seguito alla proposta della Commissione Europea relativa alla nuova legge clima dell’Unione Europea, o meglio l’emendamento a quella esistente, con l’obiettivo fissato al 2040 di riduzione delle emissioni del 90% rispetto al 1990, ma con elementi centrali di flessibilità, non sono mancate le reazioni della società civile e del mondo dell’attivismo climatico.
Italian Climate Network
Per Italian Climate Network, che ha subito tracciato un’analisi sintetica, la proposta della Commissione “sembra voler mantenere quell’ambizione,” rispetto all’anticipazione di un anno fa, “confermando l’obiettivo annunciato nel 2024 della riduzione del 90% rispetto al 1990. Vari membri della Commissione non hanno fatto mistero del fatto che l’elaborazione di questa decisione politica (ricordiamo, ancora non definitiva prima della conclusione dell’iter tra istituzioni europee) abbia creato forti tensioni.”
A proposito dei tre parametri, “per quanto riguarda la flessibilità relativa al possibile uso di crediti di carbonio provenienti da progetti in altri Paesi”, aggiunge l’Associazione, “la proposta indica un tetto massimo del 3% rispetto all’obiettivo generale, con possibile implementazione a partire dal 2036 e solo una volta che saranno stabilite alcune condizioni-chiave in merito alla qualità e integrità dei progetti considerati. In ogni caso, l’eventuale uso di crediti esteri potrà avvenire solo all’esterno del perimetro del mercato europeo del carbonio (ETS).
La seconda clausola è relativa al possibile inserimento di progetti europei di rimozione permanente della CO2 nel mercato del carbonio europeo (il sistema ETS) a partire dalla sua revisione nel 2026, con probabile data di avvio al 2030. “In questo caso”, sottolinea ICN, “non si parla di flessibilità sulla riduzione delle emissioni, bensì di assorbimenti di quel restante 10% di emissioni industriali difficili da abbattere che dovranno però essere azzerate (appunto tramite rimozioni “domestiche”) entro il 2050. Tramite questa apertura, la Commissione spera di creare sufficiente domanda di crediti per sviluppare un settore, quello delle rimozioni di carbonio su media e larga scala, ad oggi ancora primitivo nei volumi.”
“La terza e ultima novità riguarda infine una clausola di flessibilità “tra settori”, pensata anche in questo caso come risposta politica alle pressioni interne a Parlamento e Commissione e ancora tutta da definire nella pratica.”
Climate Action Network (CAN) Europe
“Dopo anni di discussioni, la Commissione europea ha presentato l’obiettivo climatico dell’UE per il 2040, ma si tratta di un compromesso.” È la posizione di Climate Action Network (CAN) Europe. “La proposta di un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% rappresenta un passo fondamentale verso l’impegno dell’UE a favore di un’azione nazionale per il clima, ma non è sufficiente a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2040 e pertanto non è in linea con i principi scientifici e di equità per il limite di 1,5 °C.”, si legge in una nota della rete europea di azione climatica.
“Inoltre, l’inclusione di crediti di carbonio internazionali rischia di indebolire l’azione nazionale per il clima all’interno dell’UE. Nonostante l’UE sia stata storicamente tra i maggiori emettitori di gas serra negli ultimi secoli, ora sta cercando di sottrarsi alla propria responsabilità climatica e di scaricarne l’onere sul Sud del mondo e sui Paesi storicamente a basse emissioni, aggravando ulteriormente la disuguaglianza globale e ritardando l’inevitabile transizione dell’economia europea.”
Per Chiara Martinelli, Direttrice di CAN Europe, “sebbene non sia ambiziosa quanto a raggiungere l’obiettivo di 1,5°C e l’equità, la proposta della Commissione per una riduzione del 90% delle emissioni nette entro il 2040 rappresenta un passo fondamentale e atteso da tempo per affrontare la crisi climatica. Purtroppo, la proposta si presenta già come un compromesso costoso, con la Commissione che si arrende alle pressioni degli Stati membri e di alcuni membri del Parlamento europeo per includere scappatoie, come i crediti di carbonio internazionali. In vista della COP 30, è ora fondamentale che l’UE realizzi un contributo nazionale (NDC) nell’ambito dell’accordo di Parigi, con un obiettivo di azione interna per il 2035 che non sia inferiore alla proposta odierna.”






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