Il terzo Convegno Nazionale AERO ha messo in luce le straordinarie potenzialità dell’eolico offshore per l’Italia, presentando dati inequivocabili su un settore che può trasformare il panorama energetico ed economico nazionale. L’evento ha delineato una roadmap chiara per fare dell’Italia la capofila del Mediterraneo nelle energie rinnovabili marine.
L’Italia leader industriale nelle tecnologie offshore
Il convegno ha evidenziato come l’Italia sia già leader europea in settori chiave per l’eolico offshore: prima per valore della produzione di strutture in ferro e acciaio, prima nella produzione navale e con porti strategici già identificati per lo sviluppo del settore. I porti di Taranto e Augusta sono stati designati come hub primari per produzione e assemblaggio, mentre Brindisi e Civitavecchia fungeranno da porti di supporto. Altri porti come Oristano, Vasto, Piombino possono affiancarsi in altre fasi logistiche e operative.
I numeri dell’opportunità italiana
Lo Studio AERO presentato durante il convegno ha rivelato l’impatto economico straordinario dell’eolico offshore sul sistema Paese. L’eolico offshore intercetta bene le competenze della filiera Italiana (come ad esempio acciaio e naval-meccanica). I 3,8 GW previsti dal decreto FER2 genereranno un valore aggiunto complessivo di circa 62 miliardi di euro, grazie a un moltiplicatore economico di 2,9: ogni euro investito in questa tecnologia ne attiva ulteriori 1,9 nel resto dell’economia italiana.
Sul fronte occupazionale, la costruzione di 3,8 GW di eolico offshore creerà 11.400 nuovi posti di lavoro diretti sul territorio nazionale (45.600 considerando anche indiretti e indotti) nella fase di costruzione, più 2.000 posti di lavoro costanti per 30 anni nella fase operativa. Il gettito fiscale totale derivante dall’occupazione generata è stimato in circa 2,4 miliardi di euro.
Benefici energetici e riduzione dei costi
L’analisi presentata ha dimostrato che l’eolico offshore può ridurre il prezzo dell’energia elettrica (PUN) del 5% entro il 2035 e del 10% entro il 2045, generando risparmi in bolletta per 41 miliardi di euro al 2060, ovvero al tempo della fine della vita tecnica degli impianti Fer2. La tecnologia offshore, complementare al fotovoltaico, ha volumi di produzione alti (è di gran lunga la rinnovabile a più alto load factor), profili stabili con ottimi volumi invernali (ovvero quando i prezzi sono più alti e il Paese ha la maggiore esposizione al gas) e un costo tecnologico. Al pari di quanto accaduto in altri paesi (Francia, Germania, UK, etc.) l’eolico offshore può portare benefici sostanziali al sistema elettrico italiano, attenuando l’esposizione alla generazione elettrica da gas naturale che attualmente fissa i prezzi del 60-80% delle volte.
Scenario attuale e prospettive
Attualmente, 26 progetti per circa 18 GW hanno avviato l’iter di Valutazione di Impatto Ambientale presso il MASE, con 4 progetti (2,2 GW) che hanno già ottenuto il decreto VIA positivo. La capacità dei progetti di eolico offshore in sviluppo da parte dei soli soci AERO ammonta a oltre 40 GW.
«La Commissione europea ha segnalato ai Paesi membri che bisogna fare molto di più per le rinnovabili – ha dichiarato nel suo discorso di apertura il presidente di Aero, Fulvio Mamone Capria – e in particolare per quelle tecnologie ancora da esplorare ma mature industrialmente, come l’eolico offshore e il solare galleggiante. Mentre noi in Italia abbiamo vissuto un anno interlocutorio, e aspettiamo ancora che venga pubblicato il decreto porti, in Europa ci sono 36 GW capacità europea installata, e un obiettivo da 350 GW al 2050 che indica la nascita di una vera e propria industria. In Italia al Ministero dell’Ambiente sono stati presentati 130 progetti mentre altri 26, che cubano 18 GW, sono in fase di Via. Nel 2025 ci aspettavamo le prime aste e non ci sono state mentre l’offshore è stato escluso dal decreto e ancora attendiamo l’operatività del decreto porti. Chiediamo al governo di fare presto, per non compromettere la filiera nazionale, di agire, di avviare le aste FER2 per 3,8 GW di capacità offshore e consentire la settore di contribuire alla decarbonizzazione del Paese», ha concluso.
Istituzioni a sostegno dello sviluppo
Il convegno ha visto la partecipazione di alto livello delle istituzioni, confermando l’impegno trasversale per lo sviluppo del settore. Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha inviato un saluto sottolineando l’importanza del settore offshore, strategico per la produzione dell’energia rinnovabile, fondamentale per gli obiettivi climatici del Paese. Alessandro Colucci, segretario di presidenza della Camera dei Deputati e presidente dell’intergruppo parlamentare sullo sviluppo sostenibile, ha sostenuto con forza l’importanza delle rinnovabili offshore: «Il nostro Paese ha ottomila chilometri di costa e le energie che vengono dal mare devono essere implementate e sostenute come componente fondamentale all’interno del mix energetico, affinché l’Italia possa compiere la transizione energetica abbandonando le fossili. Non dobbiamo farci superare da altri Paesi e bisogna sostenere la filiera industriale, il nostro impegno va in questo senso», ha concluso.
Per il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci: «I porti sono il primo obiettivo cui puntare. Se è vero che fungono da hub logistico per l’installazione dei parchi offshore è anche vero che la riforma del sistema portuale deve semplificare ruoli, processi, sfide e destini dei porti, perché non ci può essere un impianto in alto mare se non c’è un porto o una nave attrezzata». Ciò detto, «entro l’anno la riforma dei porti deve diventare realtà, e abbiamo già abbozzato una filosofia all’interno del CIPOM (Comitato interministeriale per le politiche del mare, ndr) con la condivisione dal viceministro delle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi e il 29 luglio nella prossima riunione porterò il tema».
Il contributo internazionale
«Viviamo un momento storico cruciale – ha detto Francesco La Camera, direttore generale di Irena – decarbonizzare non è più rinviabile anche per la crisi climatica che sta peggiorando sotto i nostri occhi, la nostra tabella di marcia in questo contesto l’energia eolica offshore rappresenta la soluzione ottimale, fonte energetica pulita, affidabile e sempre più competitiva dal punto di vista dei costi. L’eolico offshore non è soltanto una questione energetica, significa creare posti di lavoro, tutela del mare e degli ecosistemi».
Per Giles Dikson, Ceo di WindEurope, «l’eolico offshore ha un ruolo strategico nel migliorare la sicurezza energetica europea, riducendo le bollette dei consumatori e per ottenere elettricità conveniente e idrogeno rinnovabile. L’industria europea chiede a gran voce energia eolica offshore».
Sostenibilità ambientale: un settore a basso impatto
Il Professor Roberto Danovaro, nella sua prolusione “Eolico Offshore: Soluzioni Condivise per una Crescita Sostenibile“, ha fornito dati scientifici che confermano la compatibilità ambientale dell’eolico offshore con gli ecosistemi marini: «Le energie rinnovabili dal mare, e in particolare l’eolico galleggiante offshore, rappresentano una delle più grandi opportunità per il nostro Paese: coniugano la necessità di aumentare la sicurezza energetica, ridurre i costi dell’energia, sviluppare l’economia del mare potenziando il sistema portuale italiano e l’industria siderurgica, promuovere tecnologie marine avanzate, ma anche rafforzare la protezione degli ecosistemi marini e il ripopolamento ittico, fondamentali per sostenere pesca e acquacoltura. Siamo a Montecitorio per creare le condizioni di un’accelerazione che renda l’Italia capofila in Europa nella valorizzazione del mare come motore di sviluppo economico». L’evidenza scientifica dimostra che gli impianti eolici offshore, grazie a studi ambientali approfonditi e tecnologie a basso impatto, possono conciliare la transizione energetica con la tutela degli ecosistemi marini, offrendo inoltre l’opportunità di ricostituire stock ittici e habitat marini attualmente a rischio.
Sfide e fattori abilitanti
Il convegno ha identificato quattro fattori chiave per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia:
- Indicizzazione della tariffa FER2 per assicurare sostenibilità economica;
- Calendario e volumi delle aste per garantire visibilità agli investitori;
- Adeguamento dei porti strategici come hub industriali;
- Ripartizione dei costi di trasmissione attraverso maggiore socializzazione.
L’appello al governo: servono aste immediate
AERO ha lanciato un appello diretto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per l’avvio immediato delle aste FER2. Il decreto direttoriale del 7 maggio 2025, che ha escluso completamente l’eolico offshore dai bandi 2025, rischia di congelare un settore strategico per la transizione energetica nazionale.
L’associazione chiede al MASE di definire urgentemente:
- Calendario delle aste con date e volumi precisi per dare certezza agli investitori
- Indicizzazione della tariffa per garantire sostenibilità economica ai progetti
- Roadmap di sviluppo che consenta all’Italia di recuperare il ritardo rispetto agli altri Paesi europei
Senza questa pianificazione immediata, l’Italia rischia di perdere un’opportunità industriale da 62 miliardi di euro e di non raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal PNIEC.
Foto: AERO






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