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COP30, Bencini (ICN): andare oltre Parigi e avviare con coraggio un nuovo Accordo

Si apre a Bélem (Brasile) la trentesima Conferenza delle Parti sul clima delle Nazioni Unite (COP30)

La COP30 dovrà fare un salto di qualità: ormai non ci sono più “pezzi” dell’Accordo di Parigi da completare o testare nella realtà, il processo è avviato e, nonostante tutto, fin qui la macchina ha retto la strada. COP30 sarà la prima COP a trovarsi di fronte al dilemma vero dell’implementazione, della concretizzazione degli obiettivi della Convenzione e dell’Accordo, pur in uno scenario fatto desolante dal ritardo dei piani clima della maggior parte delle economie globali, in primis e tristemente dell’Unione Europea. Ma serve guardare oltre.” È il pensiero di Jacopo Bencini*, presidente di Italian Climate Network (ICN), sulla trentesima Conferenza delle Parti sul clima, delle Nazioni Unite che si avvia in Brasile, a Bélem.

Un problema lungo

Lo scenario internazionale non potrebbe essere più complesso, eppure serve un salto di qualità nell’immaginare come la comunità internazionale vorrà governare questo enorme “problema lungo”“, scrive Bencini in una nota di presentazione di COP30, citando Thomas Hale (Università di Oxford) e il suo Long Problems sulla governance del clima. “Se la globalizzazione ci ha abituati a un allargamento orizzontale, geografico, della politica che da nazionale è divenuta necessariamente internazionale -sottolinea il presidente di ICN- il problema dei cambiamenti climatici ci pone di fronte alla necessità di allungare le politiche in avanti nel tempo, esercizio collettivo mai tentato nella storia umana. Lo vediamo nell’Accordo di Parigi, innovativo nel suo approccio collettivo e bottom-up ma soprattutto nella sua proiezione temporale: un trattato che disciplina il comportamento collettivo degli Stati dal 2020 al 2100.”

Parigi val bene una mossa

Segue quindi l’interrogativo: “potrà l’Accordo di Parigi sopravvivere a sé stesso nei prossimi anni? Sarà sufficiente?“. È lo stesso Bencini a rispondere, di fatto, lanciando una proposta di visione futura del ruolo dei Negoziati per il clima: “credo di no – e lo dico volendo aggiungere e non sottrarre. È ormai evidente che governi e investitori vivono questo periodo politico burrascoso e conflittuale come in un’atmosfera di attesa, uno sperare nel placarsi della tempesta. Questo ci porta a una inazione climatica più lunga e frustrante del previsto e, forse, a quella che sarà una necessità urgentissima e frettolosa di una decarbonizzazione verticale negli anni tra il 2040 e il 2050 di questo secolo, per raggiungere emissioni globali nette zero attraverso un discreto overshoot di temperatura.

Per allora le forze del mercato e la ricerca e sviluppo potrebbero averci fornito tecnologie verdi a bassissimo costo, vediamo già oggi nascenti i segni di questa traiettoria. Ma ci mancherà un quadro politico di riferimento, un obiettivo globale. Parigi da solo non basterà.” afferma il presidente di Italian Climate Network.

COP30 e il dopo Parigi

Nella parte conclusiva della sua nota, c’è il punto di maggior visione sulla governance internazionale per il clima: “COP30 potrà davvero avere un senso se in quelle sale qualcuno comincerà a chiedersi, tra delegati, Ministri, possibilmente in momenti pubblici: cosa verrà dopo Parigi? Di che tipo di obiettivi avremo bisogno, nei prossimi anni? A quale aspirazione collettiva potremo agganciare questo processo” si chiede e chiede Bencini, “per non trasformarlo in un rituale vuoto? I tempi della costruzione di una decisione politica multilaterale possono essere molto lunghi, tanto più in un contesto caratterizzato da violenza armata e dialogo polarizzato. Ma qualcuno deve cominciare a lanciare questa provocazione: abbiamo collettivamente il coraggio di cominciare a pensare al prossimo Accordo, al prossimo Protocollo, possibilmente da adottare tra 2030 e 2035 (passata la tempesta) per regolare la trasformazione finale delle nostre emissioni tra il 2040 e il 2050, verso lo zero?

A proposito della COP brasiliana, sulla quale ci sono molteplici e forti aspettative, lo stesso Bencini, comunque, trova “irrealistico aspettarsi qualcosa di simile nei testi formali di questa COP, ma è una conversazione che i principali attori dovranno cominciare ad avere, proattivamente. Se a COP30 qualcuno, in particolare qualche Paese, solleverà il tema, allora potremo dire che la COP avrà avuto un senso “lungo”, utile, necessario, oltre alle decisioni di breve-medio periodo adottate nei singoli tavoli negoziali. Questa forse sarà la missione storica di Belém, andare oltre Parigi ripartendo proprio dal Brasile, dove tutto iniziò nel 1992.

Qui, l’intera nota di presentazione di COP30 e qui una breve analisi e le aspettative della Conferenza brasiliana, per Italian Climate Network.

*Jacopo Bencini è esperto in diplomazia del clima e negoziati UNFCCC, lavora come ricercatore presso l’European University Institute. Ha collaborato con Commissione UE, Unione Africana, IDOS, Chatham House. Formatore per RAI, ISPI, Will media e altri. Dal 2017 è attivo in Italian Climate Network, di cui presidente da settembre dello scorso anno.

Via col Vento

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