Un’anomala inversione dei venti nel Pacifico equatoriale sta attirando l’attenzione dei climatologi di tutto il mondo. Il fenomeno, noto come westerly wind burst (raffica di vento da ovest), potrebbe rappresentare il primo segnale di una possibile transizione verso El Niño nel 2026, con effetti potenzialmente rilevanti sul clima globale.
Alisei
Il cambiamento, riporta il Washington Post, è stato osservato in una regione remota dell’oceano, ma la sua importanza va ben oltre la geografia. Normalmente, gli alisei soffiano da est verso ovest, accumulando acque calde nel Pacifico occidentale, vicino a Papua Nuova Guinea e Filippine. In alcune circostanze, però, questi venti si indeboliscono o si invertono temporaneamente, spingendo il calore oceanico verso est.
È proprio questo il meccanismo che può innescare una transizione da La Niña a El Niño, le due fasi opposte dell’Oscillazione Meridionale El Niño (ENSO), il principale sistema di variabilità climatica su scala annuale. Attualmente il pianeta si trova in condizioni di La Niña, caratterizzate da acque più fredde del normale nel Pacifico centrale e orientale, una situazione che ha dominato gran parte degli ultimi anni.
Onde di Kelvin
Quando si verifica un westerly wind burst, l’acqua calda accumulata nel cosiddetto West Pacific Warm Pool viene spinta verso est, generando lente ma potenti onde di Kelvin. Queste onde possono impiegare due o tre mesi per attraversare l’intero Pacifico e raggiungere le coste del Sud America, contribuendo al riscaldamento delle acque superficiali davanti a Perù ed Ecuador, una condizione tipica degli eventi El Niño.
Secondo gli esperti, tuttavia, un singolo episodio non è sufficiente. Perché El Niño si sviluppi pienamente, sono necessari più burst di vento consecutivi nei mesi successivi, in grado di trasferire una quantità significativa di calore dall’oceano occidentale a quello orientale.
Oscillazione Madden-Julian
Un ruolo chiave in questo processo è svolto dalla Oscillazione Madden-Julian, un impulso atmosferico di nuvole e precipitazioni che si muove attorno ai tropici ogni uno o due mesi. Quando questa oscillazione attraversa il Pacifico occidentale, può favorire la formazione dei burst di vento da ovest, aumentando le probabilità di una transizione climatica.
L’interesse scientifico è alto perché un eventuale El Niño nel 2026 potrebbe contribuire a temperature globali più elevate, con possibili nuovi record di caldo e modifiche nei principali schemi atmosferici, inclusi i jet stream che regolano il meteo alle medie latitudini.
Cautela degli scienziati
Nonostante ciò, gli scienziati invitano alla cautela. Le ultime proiezioni indicano che all’inizio del 2026 le condizioni dovrebbero rimanere neutrali, senza una chiara prevalenza di El Niño o La Niña. Le probabilità di un evento El Niño aumenterebbero gradualmente nel corso dell’anno, superando il 40% verso l’estate.
In sintesi, il recente cambio dei venti rappresenta un primo segnale, ma non una certezza. Il Pacifico ha avviato un possibile processo di transizione, ma solo i prossimi mesi diranno se si tratta di un episodio isolato o dell’inizio di un nuovo ciclo climatico destinato a influenzare il meteo globale nel 2026.






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