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Eni e governo, la pienezza del gas e il vuoto delle rinnovabili

Il colosso energetico italiano, al di là del greenwashing di Plenitude e delle chiacchiere del suo amministratore delegato, continua a stupire, in negativo: anziché produrre rinnovabili in Italia, acquisterà energia rinnovabile dall’Albania. Questo il risultato di uno sciagurato e stucchevole accordo a tre tra Italia, Emirati Arabi e Albania.

E così, dopo gli annunci del mese scorso, arrivano le firme. Una operazione a dir poco stupefacente, per quanto pessima, frutto dellea pochezza di idee della presidente del consiglio Giorgia Meloni, del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e dell’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, che continua a guidare la politica energetica italiana, anziché esserne l’esecutore.

Descalzi, infatti ha firmato tre accordi di collaborazione con aziende emiratine per lo sviluppo della capacità di trasmissione di energia rinnovabile attraverso interconnessioni transfrontaliere, data center e minerali critici, durante la visita di Stato del presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, e alla presenza di Meloni.

Eni, anziché produrla in Italia, acquisterà rinnovabile dall’Albania

La società italiana ha firmato un accordo con Abu Dhabi Future Energy Company (Masdar) e Taqa Transmission per la definizione di accordi di prelievo di energia a lungo termine in Italia, con Eni come acquirente preferenziale dell’energia rinnovabile generata in Albania, con una capacità fino a 3 GW trasmessa attraverso un’interconnessione sottomarina transfrontaliera fino a 1 GW tra Albania e Italia.

L’accordo è in linea con il quadro di partenariato strategico tripartito firmato dai governi di Italia, Albania ed Emirati Arabi Uniti ad Abu Dhabi il mese scorso.

Il collegamento correrà sotto il Mar Adriatico, da Valona in Albania alla Puglia in Italia, e il suo completamento è previsto entro tre anni.

Energia blu, ovvero il gas

Inoltre, Eni ha firmato una lettera di intenti (LoI) con MGX, un fondo di investimento focalizzato sull’intelligenza artificiale e sugli investimenti in tecnologie avanzate, e G42, un gruppo focalizzato sull’intelligenza artificiale con sede ad Abu Dhabi, per sviluppare data center in Italia per archiviare, elaborare e gestire grandi quantità di dati, con una capacità IT pianificata fino a 1 GW.

Gli impianti saranno alimentati interamente da energia blu fornita da Eni, una fonte energetica a basse emissioni di carbonio generata da centrali elettriche a gas naturale, le cui emissioni di CO2 vengono catturate e immagazzinate.

Il primo progetto è pianificato per Ferrera Erbognone, sede del Green Data Center di Eni, e sarà sviluppato in due fasi fino a 500 MW di capacità IT, pari all’attuale capacità installata in Italia. Questo progetto sarà supportato da una nuova centrale elettrica dedicata, con cattura e stoccaggio della CO2 presso l’hub CCS di Ravenna.

In terzo luogo, Eni e ADQ, un investitore sovrano specializzato in infrastrutture critiche e catene di approvvigionamento, hanno firmato un memorandum d’intesa (MoU) per collaborare alla ricerca e allo sviluppo di minerali critici.

“La nostra partnership con gli Emirati Arabi Uniti è una testimonianza del nostro impegno comune per un futuro energetico sostenibile, sfruttando l’innovazione e la collaborazione nei settori chiave”, ha affermato Descalzi. “Insieme alle principali aziende degli Emirati Arabi Uniti svilupperemo iniziative in aree essenziali nella transizione energetica, come i data center alimentati da energia blu, un modello in grado di rispondere alla crescente domanda di capacità di elaborazione sostenibile dell’IA. Questa cooperazione strategica sottolinea la nostra dedizione nel guidare il progresso tecnologico e contribuire alla sicurezza energetica su scala globale”.

No, caro Descalzi!

E no, caro Descalzi (non solo metaforicamente), la transizione non c’entra alcunché: se fosse quella, la sua compagnia guiderebbe lo sviluppo verso le energie rinnovabili. In Italia, oltre che all’estero, come invece continua a fare Eni Plenitude.

Il gas non c’entra alcunché con la transizione. La cattura e stoccaggio di carbonio, invece, con la transizione sarà tutto da dimostrare se c’entreranno o meno: al momento solo decenni e miliardi di investimenti andati in fumo (letteralmente) a fronte di scarsissimi risultati.

Infine, parliamoci chiaro, l’unica cosa che interessa a lei e a Eni è continuare a fare profitti nei fossili. Come vogliamo chiamare un’operazione, stucchevole e sciagurata, quale l’accordo a tre che mobiliterà miliardi di investimenti per realizzare impianti di produzione di energia rinnovabile in Albania e acquistare un terzo di quella energia rinnovabile che sarà prodotta in questo modo? E perché non realizzarli in Italia?

Chiamiamola pure speculazione, e delle peggiori: speculazione fossile. Speculazione sulla salute delle persone e del pianeta. Un’operazione che connota sempre più la pienezza del gas dei piani di Eni e il vuoto di visione strategica e futuro, non solo industriale, sua e del governo.

Certo non è transizione. L’unica transizione che vi riguarda, speriamo presto, è quella che vi farà passare oltre e sparire dall’orizzonte industriale e politico, rispettivamente, non solo di questo Paese.

Visto che state programmando scientificamente solo danni al presente e al futuro, che deriveranno dalle operazioni passate e da queste appena firmate. Il blu che vogliamo è quello del cielo, non quello dell’ “energia blu“.

A me piace chiamare le cose col proprio nome: è gas, quello di cui parlate e trattate. In senso fisico e metafisico.

Foto: LaPresse, 2023

Via col Vento

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